SAN SIMONE DIVENTA UN VILLAGGIO MEDIEVALE NELLA RAPPRESENTAZIONE DE “IL CASTELLO” (Foto I. trabalza)

Spaesati. Come un viaggiatore forestiero che arriva e cerca di stabilirsi in labirintico e burocratico villaggio, così si sono sentiti ieri sera molti spettatori de “Il Castello”, lo spettacolo di prosa presentato negli spazi “reinventati” della chiesa di San Simone.

Cosa fare adesso? Dobbiamo seguire il protagonista dietro quelle colonne o aspettare che torni? Quale sarà la prossima tappa di questo viaggio? Le domande che vengono bisbigliate tra il pubblico sembrano a volte ricalcare quelli che potrebbero essere i pensieri del protagonista dello spettacolo, scritto e diretto da Giorgio Barberio Corsetti sulla falsa riga del romanzo “Il Castello” di Kafka.

La storia racconta di K, enigmatico straniero che giunge di notte in un villaggio dominato da un castello, che ne detta ogni minimo respiro attraverso una fittissima burocrazia e una serie di bislacchi e ambigui emissari che irrompono di continuo nella scena. Il tentativo -piuttosto riuscito- del progetto è quello di far immedesimare lo spettatore nello spaseamento e nelle difficoltà del protagonista, che non esce mai di scena per tutte le oltre due ore e mezza di narrazione. K -interpretato da uno stoico Ivan Franek, con perfetto accento straniero- tenta di stabilire un'esistenza all'interno del villaggio, ma per riuscire dovrà capire e confrontarsi con i rigidi e oscuri schemi di questa comunità. Allo stesso modo, lo spettatore deve continuamente interpretare il progredire dello spettacolo, annullando i meccanismi standard di una qualsiasi rappresentazione teatrale.

Davvero suggestiva la scenografia, realizzata con continui giochi realizzati con assi e cartoni, che di volta in volta si tramutano nelle stanze di una locanda, in una stanza da letto, in una sala di albergo, rendendo splendidamente le atmosfere di un villaggio medievale. Il merito particolare della messa in scena è anche quella di aver reinventato la narrazione sfruttando al massimo lo scenrio di San Simone. I corridoi dei colonnati, le finestre tra le volte, lo spazio antistante l'entrata e persino le impalcature, sono tutti scorci raccolti dallo spettacolo e sfruttati dalla messa in scena, accompagnata anche da continui giochi di luce e dalle acrobazie di uno dei personaggi principali.

Unica nota stonata, la difficoltà di molti, in diveresi momenti dello spettacolo, a seguire alcuni dialoghi, per via della voce non amplificata che a tratti si perdeva tra le volte. Solo brevi tratti che però, in una narrazione così lunga e una trama molto complessa -kafkiana-, possono aver reso in alcuni casi difficile la comprensione del narrato.

 

Francesco de Augustinis

 

Foto: Ivano Trabalza

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