FESTIVAL, “PATRIE LETTERE” RACCONTA 150 DI STORIA D’ITALIA ATTRAVERSO LA GRANDE LETTERATURA CONTEMPORANEA (foto TO®)

(Jacopo Brugalossi)- Con “Patrie Lettere”, il Festival dei due Mondi tenta di comunicare lo stretto legame che esiste tra la storia dell’Italia e la sua letteratura, il ruolo determinante che l’unità del paese ha avuto nella nascita e nello sviluppo di quell’inestimabile patrimonio culturale che romanzieri, poeti e saggisti ci hanno lasciato in eredità. Ernesto Galli della Loggia, storico, giornalista e curatore del progetto, sottolinea nella sua introduzione di aver scelto pagine che potessero mettere in evidenza “il mutevole atteggiarsi dei sentimenti degli italiani in 150 anni di storia”. Ad interpretare la lettura dei 15 brani (uno per decennio dal 1860 ad oggi), tratti principalmente dai romanzi di alcune fra le “penne” più celebri della letteratura italiana postunitaria, sono Giorgio Ferrara, nell’insolita veste di attore, e sua moglie Adriana Asti, che invece attrice lo è di professione.

La platea del Teatro Caio Melisso – Spazio Carla Fendi è gremita per l’occasione, c’è anche qualche palco di prim’ordine occupato. Il primo cittadino di Spoleto Daniele Benedetti arriva pochi minuti prima dell’inizio dello spettacolo e prende posto in prima fila. Sin dalle prime battute, però, si ha l’impressione di un dejà vu. L’introduzione di Galli della Loggia ricorda fin troppo quella di “Patrie Lettere” versione 2010. Più Ferrara e la Asti vanno avanti nella lettura, più ci si rende conto di ritrovare non solo gli stessi brani, ma anche lo stesso pathos interpretativo dello scorso anno (chissà se è proprio questa la ragione che spinge il Sindaco ad andarsene dopo appena mezz’ora di spettacolo). Nel finale, poi, si raggiunge l’apice del “copiaticcio”. Il concetto dell’Unità d’Italia come presupposto fondamentale per la nascita e la crescita della letteratura moderna e l’omaggio al paese con la poesia “Marzo 1821” di Alessandro Manzoni, rappresentano lo stesso identico finale che Galli della Loggia e Adriana Asti concessero lo scorso anno.

Dejà vu a parte, il pubblico gradisce lo spettacolo, applaudendo convintamente le letture. Dal “Libro Cuore” di De Amicis, in cui viene messa in evidenza la cronica frattura sociale tra poveri e ricchi, al “Fu Mattia Pascal” di Pirandello, in cui il protagonista, dopo aver cambiato aspetto ed identità, attribuisce le colpe della sua infelicità al vecchio se stesso. E ancora, da “Fratelli d’Italia” di Alberto Arbasino, dove viene raccontata la frenesia vacanziera di un gruppo di giovani durante il boom economico degli anni 60 a “Rimini” di Per Vittorio Tondelli, di cui viene letto l’estratto di una turista tedesca che subisce un tentativo di stupro da parte di un tassista, ma riesce a fuggire dopo averlo colpito alla testa con un sasso.

Più convinti e prolungati, gli applausi che il pubblico dedica all’invettiva contro gli indifferenti, datata 1919, di Antonio Gramsci, uno che non poteva non vivere da partigiano. Così come quelli destinati alla “Casa sulla collina” di Cesare Pavese, e all’amara verità che “solo per i morti la guerra è finita davvero”. Il passo letto da “Va dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro, che mette in luce la crisi dei rapporti familiari tra le varie generazioni del 900, suscita il riso amaro degli spettatori, che alla fine tributano una standing ovation alla grande interpretazione di Adriana Asti del capolavoro manzoniano “Marzo 1821”.

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