AMELIA AL BALLO, TRIONFO AL MENOTTI FIRMATO DA FERRARA E QUARANTA, TUTTI I VIP. LA PRIMA DI RONCONI E GHINI (Il 1° giorno, foto I. Trabalza)

Carlo Ceraso

C’è tutto il giovane Gian Carlo Menotti nella “Amelia al ballo”, andata in scena ieri sera per celebrare non solo l’apertura della 54ma edizione del Festival dei 2 Mondi ma ancor più il centenario della nascita del suo fondatore: la difesa della melodia, la critica alla ‘musica moderna’, le sciocche debolezze di quella parte della società che il 27enne Menotti aveva già imparato a frequentare, comprendere e mettere alla berlina. Il tutto con quella grazia che ha sempre contraddistinto la vita del compositore. Amelia al ballo, che il Duca di Spoleto cominciò a scrivere in Austria per terminarla in America, debuttò nel 1937 a Philadelphia, città che fece conoscere il giovane musicista al pubblico americano che da quel momento lo seguì con un affetto e una attenzione spasmodica. Chissà se Menotti, che aveva sempre presentato la sua Opera Prima in chiave minimalista, avrebbe gradito la regia di Giorgio Ferrara e le scene di Gianni Quaranta. Certo è che quella di ieri è una edizione che rimarrà negli annali della storia della lirica.

Il capriccio di Amelia – non c’è suspense  per l’apertura del sipario, perché lo spettatore, entrato in platea,  si ritrova davanti alla facciata di un edificio di tre piani in cui prenderà vita l’ossessione di Amelia. Bella quanto capricciosa, Amelia vuole a tutti i costi andare al ballo. Intorno a lei ruotano 3 uomini: il marito, che giura di portarla al ballo purché gli riveli il nome dell’amante; l’amante, che finirà il galera incolpato ingiustamente da Amelia; il commissario di polizia, disposto ad accompagnarla al ballo pur di avere al braccio quel fiore di donna. Tutti e tre pendono dalle sue labbra, dalla sua impazienza. Tre “brocchi” disposti a perdere anche la propria dignità per l’amore di Amelia. Bravi i cantanti, a cominciare dalla Adriana Kucerova che, a dispetto di una indisposizione, ha tenacemente retto il palco. Su tutti però il baritonoAlfonso  Antoniozzi (il marito), mentre a Sebastien Gueze va riconosciuta anche una abilità degna di un gatto quando si cala con una dal terzo piano per sfuggire alla gelosia del marito che vuole ucciderlo (una scena tanto veloce che fa saltare sulla sedia il pubblico che non si era accorto che il tenore era assicurato alla corda con un moschettone). Menotti approfitta del libretto e di Amelia per "legnare" la musica moderna: “sei noiosa e dissonante come la musica moderna”, canta Antoniozzi. A chi si riferisse Menotti non è dato sapere; la storia della musica registra, fra il ’35 e il ’37, due ‘rivoluzioni’: il successo del boogie woogie e la musica di “Sporgy & Bess” di Gershwin.   

I Vip – all’Opera ieri sera c’era un parterre de roi che da queste parti non si vedeva più da una buona decina di anni. Sul palco d’onore il ministro dei beni culturali Giancarlo Galan, il sottosegretario al Miur Giuseppe Pizza (che nello spoletino ha una casa), la governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini, l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, l’a.d. di Enciclopedia Treccani Franco Tatò con l’affascinante moglie Sonia Raule (per lei un ritorno al festival, essendo stata sposata in prime nozze con Bernardino Campello, per anni capo ufficio stampa di Menotti), l’assessore regionale alla cultura Fabrizio Bracco, Giuliano Ferrara con la moglie Anselma Dell’Olio, i senatori Ada Spadoni Urbani, Domenico Benedetti Valentini, gli onorevoli Luciano Rossi e Enzo Carra, il presidente di Poltrona Frau Franco Moschini, Carla Fendi, il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, i presidenti di banca Nazzareno D’Attanasio (Bps) e Dario Pompili (Fondazione CaRiSpo), il campione  del mondo di Spagna ’82 Marco Tardelli con la figlia Sara, l’attore Pino Quartullo, l’attrice Serena Autieri (che il 10 luglio riceverà il Premio Spoleto insieme a Steven Mercurio), Salvo Nastasi capo di gabinetto del Mibac, il presidente dell'associazione Anno Menottiano Giampaolo Emili, il consigliere provinciale Giampiero Panfili, la giunta comunale al completo.

Il tour de force – Molti di loro, ospiti di Ferrara e di Carla Fendi, avevano preso parte nel pomeriggio agli spettacoli di Ronconi al Caio Melisso e di Massimo Ghini al Teatro romano. Tra un teatro e l’altro, sosta doverosa per un aperitivo a piazzetta Capri (comè stata ribattezzata Piazza Sordini) preparato da Giovanna Tomassoni del ristorante San Lorenzo. Nessuna cena di gala invece dopo l’opera, se non quella, privata e  blindata, offerta da Carla Fendi al Tric Trac a 100 ospiti selezionatissimi. Per l’occasione lo chef Tommaso Semeraro ha preparato delle zucchine alla scapece con taccole mangiatutto, perle di melone e aceto balsamico; risotto mantecato con zafferano, asparagi e limone; tagliata di filetto ai fiori di rosmarino con giardinetto di legumi; mousse di cioccolato del Madagascar al cuore di lampone.

Ronconi al Caio, Ghini al Romano – ad aprire però ufficiosamente la 54ma edizione era stato Luca Ronconi che alle 17 ha presentato in prima mondiale “La Modestia” di Rafael  Spregelburd, fra le figure più rilevanti della scena argentina contemporanea. Domani alle 19 l’ultima delle tre rappresentazioni. Due ore più tardi il pubblico del Teatro Romano ha salutato l’interpretazione di Massimo Ghini in “Cannibardo e la Sicilia”, la storia di Garibaldi e della Sicilia post-unitaria ripercorsa attraverso 5 romanzi di Andrea Camilleri.   

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Foto Ivana Trabalza Studio