LA DANZA DI JOHN NEUMEIER SCALDA PIAZZA DUOMO. OMAGGIO A NIJINSKY E BEJART (Foto I. Trabalza)

di Irene Gualfetti

Spoleto, ieri sera, si è ancora una volta inchinata al genio della danza, il coreografo John Neumeier.

Una serata per conoscere la sua visione della danza, alcune delle pagine coreografiche più significative del suo lavoro che, non a caso, va sotto il titolo “The world of Jhon Neumeier”.

Un compendio biografico che attraversa 40 anni di creatività che hanno portato la “Hamburg Ballet” ad essere una delle Compagnie più famose al mondo.

Neumeier racconta l'energia ed il brivido che la danza gli regalava sin da bambino, quando la madre lo portava a vedere film dei musical americani: fu durante quelle visioni che comprese che non avrebbe voluto solo ballare ma soprattutto creare, raccontando bellissime storie in movimento senza parole.

La danza può dare vita ai miti, come quello di Orfeo che per il suo amore verso Euridice

tenta l'impossibile: salvare la sua amata dagli inferi, ingannando persino la Signora morte.

L'unica condizione degli Dei è di non voltarsi mai all'indietro per guardarla prima della fine del suo viaggio. Mentre Orfeo porta fuori Euridice dagli inferi con un pas de duex, un mito dell'antichità si muove verso il presente.

Altro personaggio divenuto mito è Sylvia, la ninfa preferita di Diana, la dea della caccia: balletto ispirato all'Aminta del Tasso e commissionato a Neumeier nel 1997 dalla direttrice del Ballet de l'Opéra National de Paris, Brigitte Lefrèvre, per rinnovare il tradizionale titolo del repertorio del teatro parigino. La cacciatrice più forte di tutte, troppo orgogliosa o forse timida per l'amore del dolce pastore Aminta, il quale cercherà di farsi amare dalla bellissima Sylvia, ma che alla fine non riuscirà a coronare l'unione amorosa.

Un tributo particolare Neumeier lo dedica a Vaslav Nijinsky, come unico rappresentante di tutti quei grandi danzatori e coreografi che lo hanno preceduto e che hanno plasmato il mondo della danza prima di lui.

Da sempre Nijinsky è stato spunto per l'immaginazione del coreografo statunitense.

Il balletto inizia con l'ultima performance del ballerino russo al Suvretta House Hitel di St. Moritz, il 19 Gennaio 1919.

Durante questa danza, Nijinsky ripercorre la sua vita, turbolenta e tragica, contornata dagli orrori della Prima Guerra Mondiale e dal dolore per la malattia del fratello Stanislav. Il tutto rappresentato attrevrso le sue coreografie rivoluzionarie.

Neumeier conclude la rappresentazione con un omaggio al grande coreografo ed amico Maurice Béjart, “Opus 100 – For Maurice”: un pas de deux, tutto al maschile, su musiche di Simon and Garfunkel, per ricordare la loro grande amicizia.

“La danza è il mio mondo , un mondo di duro lavoro, di lotte e delusioni, un mondo

affascinante pieno di dedizione ed impegno incondizionato” ha scritto Nuemeier “La danza può riflettere l'anima dell'uomo, la sua dimensione spirituale e le sue aspirazioni, la sua relazione con Dio, i suoi dubbi e la sua insicurezza, ma anche la gioia e l'estasi della sua fede”.

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Foto Ivano Trabalza per Tuttoggi.info