STRANIERI, FRATELLI D’ITALIA? IL FESTIVAL DICE “SI’”. INNO MAMELI IN 8 LINGUE (I. TRABALZA)

Un vero e proprio trattato sulla immigrazione e sui problemi che gli stranieri trovano nell’inserirsi nella nostra società. Una finestra su altri mondi, una poesia di vita che ognuno dovrebbe ascoltare almeno una volta. E’ “Fratelli d’Italia?”, presentato in anteprima al Festival dei 2 Mondi di Spoleto e destinato a conquistare il pubblico italiano. Uno spettacolo che meriterebbe il patrocinio del Ministero della Gelmini e che dovrebbe esser rappresentato in ogni scuola.

Scritto da Pietro Favari per la regia di Franco Gervasio (le musiche sono di Paolo Marzocchi, i costumi di Laura Strambi Ferrini), Fratelli d’Italia? è un viaggio attraverso le storie vissute da 8 immigrati in Italia, meglio, da 8 nostri connazionali. Provenienti da Camerun, Polonia, Moldavia, Filippine, Albania, Cina, Ruanda e Somalia. Otto racconti, ora dolci, ora duri, che si intrecciano alla storia di un “italiano”, quel Dario Vergassola da sempre attento, dentro e fuori il palco o il set tv, alle problematiche sociali di maggior rilievo.

E’ lui, con quell’ironia capace di conquistare tutti, a presentare i colleghi attori. “Siamo tanti, a volte più del pubblico del Festival” dice scherzando sulla scarsa presenza di pubblico che sta interessando un pò tutti gli spettacoli di questa 53ma edizione.

“All’inizio non volevo venire perchè avevo capito che questo era il Festival dei 2 Bondi... ne basta già uno; poi ho capito che era dei 2 Mondi e allora ho detto ‘va bene, andiamo’”.

Lo spettacolo ha così inizio. Le voci degli attori, i costumi di scena e le lucci prendono per mano lo spettatore facendogli compiere un viaggio di decine e decine di migliaia di chilometri. Alla scoperta di tradizioni lontane, di cattiverie nostrane; alla riscoperta o conoscenza di quanto sopportarono i nostri emigrati.

Per arrivare alla domanda finale di Vergassola: “secondo voi, questi sono Fratelli d’Italia? Il pubblico applaude e dice “sì”. Alla faccia di chi, come qualche leghista di troppo, non riesce neanche a tifare per la propria nazionale di calcio.

Parte l’inno di Mameli, qualcuno si alza in piedi. Cantato però nella lingua degli 8 interpreti. Non è ugualmente bello, ma rende tutti molto più ‘fratelli’.

(Carlo Ceraso)

 

© Riproduzione riservata