....E APPLAUSI A SCENA APERTA (“LE NUVOLE” DI LATELLA 2) - Foto

2001 Odissea nello spazio: i primati di Kubrik per chiudere le Nuvole di Aristofane. Antonio Latella, come un pittore informale per l’ennesima vola ridisegna i contorni di un testo classico, quello in scena al Caio Melisso di Spoleto (domani l’ultima replica). Sempre nello spirito della ricerca e della libertà espressiva. Anche nell’opera del commediografo greco, il regista porta lo spettatore al limite di un salto nel vuoto: Latella lo si ama o lo si odia. Dipende da quanto si è disposti a rischiare. Una scenografia essenziale, grottesca dove danzano scheletri come nuvole, sopra una piccola ‘porta’ che, oltre ad essere un teatro nel teatro, è l’accesso al ‘pensatoio’ individuato dal regista come “il vero personaggio con il quale Strepsiade si deve confrontare. Un luogo – non luogo con un ingresso, ma senza pareti”. Quattro attori eccellenti, versatili e con una ottima voce a raccontare il dramma di un padre alle prese con i capricci di un figlio che non ha saputo educare. Gli errori del pargolo si sono tramutati in veri e propri debiti per Strepsiade che decide così di rivolgersi a Socrate per avere consiglio su come gestire la propria vicenda. O meglio, su come ingannare i propri creditori. Non riuscendo a comprendere le parole del maestro e dei sofisti, costringe il figlio ad entrare nel pensatoio. Il risultato è solo una ulteriore ribellione violenta di quest’ultimo verso il genitore. Mordace, comico, tagliente, Latella si destreggia con la struttura della Commedia greca, che nasce come rito dionisiaco, reinterpretandone i tratti essenziali: la maschera diventa una sorta di marionetta discinta, il coro rielaborato in chiave contemporanea amplifica i contenuti e i linguaggi espressivi. E poi, ovviamente, il coinvolgimento del pubblico, tipico della commedia greca: gli attori sono ovunque, in platea come nei palchi, parlano con lo spettatore, lo toccano, lo interrogano, lo provocano. Due ore di puro piacere estetico e divertimento, sospesi come le nuvole tra la leggerezza di un naso rosso da clown, a ricordare la satira, e l’orrore di scheletri umani, prodotti da un mondo dove la menzogna riesce ad avere la meglio sulla verità. (Francesca Cenciarelli)