IL SOGNO DI SHAKESPEARE: IL MAGICO ESORDIO DEGLI ALLIEVI DELLA ‘SILVIO D’AMICO’

 Quest’anno il Festival ospita, nella magnifica cornice del Teatrino delle 6, l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”.Il progetto immaginato e realizzato da Giorgio Ferrara in collaborazione con il direttore dell’Accademia Lorenzo Salveti e il Ministero dei Beni Culturali, si sta rivelando una felice intuizione. Finalmente il Festival torna ad essere luogo e tempo di scambio e condivisione di cultura a livello internazionale per le nuove generazioni di artisti che possono qui trovare, in un contesto tutt’altro che virtuale,  la base per costruire reti di conoscenza, relazioni e progetti per il loro futuro. L’esordio ha visto protagonisti  gli studenti del III anno del Corso di Recitazione curato dal maestro Mario Cecchi con “Sogno di una notte d’estate”, di William Shakespeare, scelta sempre elegante e potenziale contenitore di infinite possibilità espressive. Il “Sogno“ di Shakespeare narra di una notte in cui in un bosco abitato da fate, spiritelli e folletti, due coppie di giovani ateniesi vengono coinvolte, loro malgrado, in un vortice di malintesi a causa di un sortilegio che Oberon, signore delle fate, aveva escogitato contro Titania, sua consorte. Il modo reale e quello fantastico si mischiano tra sogno e magia per poi giungere ad un lieto fine con la celebrazione di tre matrimoni e il Regno delle fate riappacificato. Lo spettacolo è iniziato con un esercizio teatrale sull’ascolto e la gestione dello “spazio” tra gli attori che hanno dimostrato in tutta la rappresentazione una fortissima coesione di gruppo, capacità di ascolto, grande armonia, precisione, puntualità. Ottimo il lavoro sulla voce e sull’interpretazione; al tempo stesso, all’interno di una struttura estremamente precisa e curata nei particolari, la regia ha dato la possibilità agli allievi di esprimere, in tutta pienezza, la potenza, l’entusiasmo, sia collettivi che individuali e peculiari di ciascuno.Interessante il lavoro sui ritmi, sui suoni e sulla musica dal vivo. Delizioso il coro delle fate e di grande effetto il nucleo poeticamente più originale dell’opera: gli artigiani, le cui fisionomie e caratteristiche vocali sono state scelte con notevole cura.L’interprete di Teseo (Luca Mannocci) non si è lasciato neanche sfuggire l’inaspettato rombo del motore di un’auto proveniente dal piazzale antistante il teatrino delle 6: ha così lanciato un sottile e rapidissimo  sguardo di ironico stupore al pubblico, in perfetta sintonia con l’azione scenica del momento. Rincuora vedere come la “fucina” dei giovani artisti della scena lavori magistralmente sulla sensibilità dell’attore.Infine i delicati e singolari costumi, i colori, i pochi oggetti di scena, semplici ma efficaci, hanno contribuito a creare il clima leggero e giocoso del sogno che ha subito ipnotizzato e contagiato un pubblico attento ed entusiasta. (F.C.)