AL TEATRINO DELLE 6, SAGGIO DI FINE CORSO DEGLI ALLIEVI DELL'ACCADEMIA CON "IL PROF. MANGANELLI" (foto TO®)

(Carlo Vantaggioli)- Per il terzo anno consecutivo il Festival ospita al "Teatrino delle 6" il Progetto Accademia, studi, incontri e proposte dell′Accademia Nazionale d′Arte Drammatica "Silvio d′Amico", protagonisti più di 70 allievi del I, II e III anno del Corso di recitazione e regia. Ieri sera (8 luglio) era di scena “Il Prof. Manganelli”, ovvero un viaggio nella complessità delle strutture linguistiche e narrative del grande scrittore Giorgio Manganelli, nonché saggio di Diploma per gli allievi del III° anno del Corso di Recitazione.

Un prova interessante in cui i ragazzi dell’Accademia hanno mostrato al pubblico tutta la loro capacità, ma soprattutto la voglia di stare su un palcoscenico. Lo spettacolo si è arricchito della regia di Massimo Popolizio, che quest’anno al Festival ha assunto la parte del vero mattatore per le numerose presenze tenute in varie occasioni del programma.

Inoltre, scegliere come asse portante della piece gli scritti di Manganelli denota un gusto "sottile" nel disorientare il pubblico, oltre che rendere la vita difficile ai ragazzi. 

In un certo numero di scene brevi gli allievi del Teatrolab, sinceramente molto bravi e scenicamente perfetti, raccontano l’assurdo di molte situazioni legate ai rapporti umani. Ci si ritrova in una stazione o all’angolo di una via poco frequentata, ma anche in condominio dove vivono ladri di sogni o nell’iperspazio di una conversazione telefonica sotto forma di intervista sui gusti sessuali di un giovane e atletico ragazzo qualsiasi, finendo poi a parlare del problema dei poveri e del loro peso per la società. 

Un modo per calare lo spettatore in una realtà che stringe un po’ allo stomaco, anche quando fa sorridere per i rimandi alla quotidianità del genere umano.

Tutti i registri dell’attore sono messi in scena da questi splendidi allievi dell’Accademia, si dialoga, si enfatizza, si urla e si recita in condizioni proibitive, quando la voce fa fatica ad uscire dalla gola. La scenografia usata, forse anche figlia dell’angusto spazio disponibile al sempre più umido Teatrino delle 6, ricordava a tratti l’ansiogeno corridoio dell’ufficio del Ministero dell’Informazione nel film Brazil di Terry Gilliam. Quasi simile anche la dinamica degli ingressi in scena o da porte laterali o in fondo o dalle quinte e persino l’utilizzo delle luci di scena. Un piccolo manuale di regia e prova attoriale.

Un modo, ancora una volta, di disorientare, non bastassero i testi di Manganelli.

Alla fine applausi scroscianti del pubblico soddisfatto composto anche da addetti ai lavori come Pietro Biondi e Orsetta De Rossi. Una tradizione, quella del Teatrolab che andrebbe posizionata un po’ meglio nel programma festivaliero, in questo senso sempre molto avaro di comunicazione. E magari, se ci scappa, anche in teatri meno umidi.

 

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