"LA MOGLIE A CAVALLO" DI PARISE, ESALTA UN FESTIVAL AVARO DI SPETTATORI (foto I.Trabalza)

di Carlo Vantaggioli

Difficile analizzare la composizione del programma di questo Spoleto53. In una stretta tessitura tra il desiderio di fare qualcosa di spettacolare e glamour e l'imperativo passionale di dare spazio a ciò che si sente più affine alla propria cultura, il M° Ferrara in questa edizione del Festival dei 2Mondi ha dato fondo alla sua capacità di narrazione della società odierna, stimolato forse dal fatto che per questa occasione è tornato a fare il regista. E' come in una sorta di regia cinematografica, quindi, che si può vedere ciò che è andato in scena nell'amplissimo settore della prosa di Spoleto53. Questa premessa, non strettamente necessaria, consente però di vedere sotto la giusta luce la deliziosa chicca de "La moglie a cavallo", andata in scena alla Sala Frau per due sole repliche. Diciamo "sole" perchè proprio per la premessa fatta, alcune opere teatrali di questa edizione meritavano una più ampia permanenza e ben altra comunicazione su cosa rappresentavano all'interno del programma del Festival. Inoltre per il solito "fattore del fine settimana" le stesse rappresentazioni sono più affollate di spettatori nel weekend che non nel corso della settimana, con una perdita secca al botteghino

E quest'anno di errori in questo senso ne sono stati fatti, a partire dall'anticipo della manifestazione causa pallone.

"La moglie a cavallo", è una deliziosa piece teatrale scritta dal raffinatissimo Goffredo Parise, scittore, giornalista, sceneggiatore etc. La vicenda si gioca in 50 minuti tutti trascorsi in una sorta di ambiente modulare dove la voluta asetticità della scena lascia spazio solo al suono ed al senso delle parole e ad un divertente quanto bucolico cinguettio di sottofondo. Una moglie ed un marito appena coniugati intrecciano un rapporto "legalizzato", che ben presto si trasforma in una paradossale ricerca del piacere e dei ruoli coniugali attraverso la trasformazione di lei in fantina e lui in un cavallo da montare. Geniale trasformazione dei luoghi comuni dell'epoca in cui Parise metteva su carta la sua opera, il 1963. Un tempo in cui si faceva e non si diceva, in cui la morale comune assumeva al rango di dignità sociale e appartenenza di casta. Dirompente quanto attuale il richiamo con analoghi fenomeni moderni come la "dominazione" che vede molte comunità di appassionati del genere comunemente definito Bdsm, riunirsi sotto l 'obrello di internet per narrarsi a loro volta le varie esperienze di come si sottomette una donna o un uomo e tutto ciò che ruota intorno. In queste comunità come anche ne "La moglie a cavallo" sarebbe un errore sottovalutare o condannare ciò che accade tra i soggetti in termini di negazione della libertà di scelta. Nessuno dei due personaggi dell'opera di Parise ad esempio mette in atto una prevaricazione sulla volontà dell'uno o dell'altro, quanto piuttosto si assiste ad una lenta trasformazione attraverso l'uso della parola e delle azioni in ciò che dovrebbe essere il risultato finale. E' lo stesso protagonista maschile, colui che assume le sembianze del cavallo che al termine della piece in un impeto di autocoscienza arringa gli spettatori con un monologo sulla libertà di esplorare altre praterie per assaporare la libertà dei cavalli senza "morso" e finimenti, selvaggio alla ricerca di altri soggetti che se lo cavalcheranno lo faranno perchè lui lo permetterà, ormai dunque ronzino in tutto e per tutto. Un paradosso che scatena l'ilarità del pubblico, mentre la protagonista, la moglie cavalcatrice fa il suo ingresso in scena e riafferma il suo possesso di domatrice-fantina sotto un cono di luce che ne ingigantisce la figura.

Ecco, se una simile delizia fosse stata programmata per due weekend (intesi come venerdì, sabato e domenica)di seguito e non solo per due appuntamenti, uno il giovedì 24 e l'ultimo il venerdì 25 come è stato, avrebbe riscosso maggiore successo di pubblico e forse avrebbe contribuito a "comunicare" meglio l'alta qualità della scelta fatta, se non altro per passaparola.

Tralasciamo i numeri degli spettatori nelle due serate, anche perchè ingiusto nei confronti del gradimento elevato espresso dai presenti, ma sopratutto crudele per gli splendidi attori Augusta Gori e Marco Zannoni, a sua volta regista e scenografo dell'opera.

Il Festival, quest'anno, è davvero difficile da interpretare...

LA MOGLIE A CAVALLO

di Goffredo Parise
regia Marco Zannoni
con Augusta Gorie Marco Zannoni
ambientazione sonora Leonardo Brizzi
scene Marco Zannoni
realizzazione scene e costumi Rosanna Monti
produzione Associazione Culturale NarrArti
in collaborazione con Comune di Ponte di Piave, Casa di Cultura Goffredo Parise
 
 
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